ASCOLI – «Voglio raccontarvi come la sofferenza sia riuscita a portarmi dei doni». Con queste parole, si è rivolto ai quasi 400 presenti a Palazzo dei Capitani il Maestro Giovanni Allevi, in un appuntamento riservato ad Ascoli in occasione del suo ritorno in città dopo la scoperta del mieloma, successivamente al concerto tenuto lo scorso maggio in piazza del Popolo. L’incontro, durante il quale il sindaco Marco Fioravanti ha conferito all’artista il riconoscimento di “Ascolano dell’anno”, premio istituito apposta per lui, ha permesso di presentare il suo nuovo libro “I nove doni – sulla via della felicità”, uscito a tre anni di distanza dal precedente, “Le regole del pianoforte”.
«I doni di cui parlo sono quelli delle sette note, perché la parola “mieloma” ho voluto subito trasformarla in musica e poi i doni della cultura, perché leggendo Omero ho capito che la fragilità è il cuore più profondo dell’essere umano» ha detto il Maestro, rivelando che l’esperienza lo ha portato a vedere se stesso come uno degli eroi feriti descritti nell’Iliade, coloro che hanno lo sguardo avvolto da quel buio da cui nasce poi sempre la luce. Durante la presentazione dell’opera, Allevi ha rivelato che ha voluto trasformare la parola “mieloma” in musica, lavoro che eseguirà con violoncello e orchestra dal vivo la prossima estate. «A febbraio chiuderò il tour a Vienna perché il 22 giugno del 2022 è stato lì che ho dovuto interrompere tutto per via dei dolori terribili che sentivo» ha confessato il pianista famoso in tutto il mondo, rispondendo alle domande della giornalista ascolana Barbara Marini, sottolineando che è nella città di Freud e di Klimt che intende festeggiare la sua guarigione.
«Quella di stasera sarà quasi una confessione», ha esordito Allevi, da mesi in giro con il suo Piano Solo Tour 2024, ha compiuto 55 anni il 9 aprile è sposato e ha due figli. Tra gli ultimi post pubblicati da Allevi ce n’è uno dove il pianista filosofo scrive: “Improvvisamente l’esistenza mi appare come un susseguirsi di attimi infiniti che voglio vivere più intensamente possibile, come se non ci fosse un domani”.
applauditissimo al suo ingresso in palcoscenico. Maglioncino e jeans neri, Converse ai piedi, si è totalmente aperto al pubblico: «Voglio raccontarvi alcuni momenti in cui ho avuto la sensazione che la mia anima si espandesse», ha detto. E ha dipanato il suo intervento attraverso quattro tappe, quattro parole, “uguaglianza”, “guerrieri”, la “cultura” e il “gatto”. La malattia annulla tutti i ruoli, tutte le differenze, tutti gli status fra le persone: «Entrando all’ospedale sono entrato in un’altra dimensione, quella della sofferenza. Dove tutti siamo uguali». Ma, quando si affronta la malattia, occorre essere guerrieri, lottare sempre, come Ettore che si batte fino all’ultimo contro il potentissimo Achille. «Quando entri nella sofferenza, scopri dentro di te una forza che non conoscevi», ha aggiunto il compositore.